San Vivaldo, la Gerusalemme di Toscana


San Vivaldo

è un paesino situato tra le verdi colline della campagna toscana a 450 metri sul livello del mare nel comune di Montaione in provincia di Firenze. Le sue origini risalgono al 1300, anno in cui fu scelta dal beato Vivaldo, un civile terziario francescano nato a San Gimignano, per trascorrervi una vita di penitenza e digiuno per "lo amore di Gesù Cristo".

Oggi è ritenuto uno dei più famosi luoghi di culto d'Italia ed è stato riconosciuto monumento nazionale. Il primo maggio del 1500 a seguito dell'insediamento dei frati francescani minori si iniziarono a costruire una serie di chiesette e cappelle che riproducevano la tipologia e i luoghi santi di Gerusalemme. Da qui il nome la Gerusalemme di Toscana.

Vivaldo Stricchi nasce a San Gimignano nel 1260 da una famiglia benestante. Nel 1285 insieme a 11 amici acquista a Siena il palazzo della Consuma trascorrendovi un periodo all'insegna del lusso, delle feste e sperperando molto denaro, tanto che poco tempo dopo si riducono tutti in miseria. E’ questa la famosa brigata spendereccia (o godereccia) e alcuni dei cui componenti sono citati anche da Dante nel XXIX canto dell’Inferno. Più tardi alcuni amici muoiono in battaglia, altri impazziscono ed altri ancora riescono a trovare un'occupazione. Vivaldo invece inizia a frequentare prete Bartolo della vicina Picchiena, decidendo di restare con lui e vivere una vita da vero cristiano fino a quando Bartolo muore nel 1300. Decide allora di spostarsi nello ospitale di Santa Maria a Camporena, situato tra San Gimignano e Montaione in una fitta foresta di castagni secolari, dormendo inizialmente in un romitorio vicino alla chiesa e costruendosi poi una cella all'interno di un grosso castagno. A quei tempi per ospitale si intendeva una piccola chiesa con adiacente alcune stanze per il riposo del viandante e dei Pellegrini. Oggi L'Antica chiesa di Santa Maria a Camporena corrisponde alla cappella di San Francesco nella chiesa di San Vivaldo. Vive una vita di penitenza e digiuno fino alla sua morte il primo maggio 1320 all'età di 60 anni. il suo corpo viene ritrovato il giorno seguente dagli abitanti di Montaione e subito trasportato in paese per seppellirlo sotto l'altare della chiesa nominandolo patrono di Montaione e propongono di celebrarne la festa ogni anno il giorno della sua morte.

 

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